Sei un insegnante e ti capita di essere stanca, stressata e demotivata perché NON riesci a ottenere attenzione dalla tua classe?
Sai che chiedere attenzione alla tua classe non produrrà automaticamente attenzione?
Il vero problema è che nonostante l’attenzione sia alla base di ogni apprendimento, a scuola nessuno ci ha insegnato come attivarla ed allenarla.
Attraverso questo percorso formativo, il nostro intento è di offrire alle insegnanti (principalmente della primaria), strumenti concreti elaborati in più di 25 anni di lavoro sul campo, per aiutare i bambini a scoprire, attivare e allenare quello che chiamiamo il Muscolo Invisibile dell’Attenzione, per dar vita a classi attente, armoniose e costruttive.
Ad ogni insegnante è capitato almeno una volta di chiedere agli alunni attenzione e non-ottenerla; ottenerla parzialmente e/o per breve durata; dover ripetere cose già dette, che si davano per comprese e assodate; parlare di un argomento e non vedere, sentire o percepire interesse e partecipazione; NON riuscire a portare avanti la lezione; essere bombardati da interventi e richieste che si sovrappongono fra loro creando una situazione di confusione… Sono situazioni che portano fatica, stress e frustrazione.
Spesso si pensa che questo sia dovuto al fatto che i bambini non siano più come anni fa: che siano meno attenti o meno inclini a seguire le regole; che non rispettino gli adulti o che siano prepotenti l’uno con l’altro.
Oppure si sposta l’attenzione sui genitori che non collaborano o – nel peggiore dei casi – si arriva a pensare che il problema sia interno e di non essere abbastanza capaci in classe come educatori.
Non è così! Ovvero…
NON è colpa dell’insegnante – NON è colpa dei bambini – NON è colpa dei genitori
Togliamo di mezzo la colpa, in modo da poterci concentrare su cosa accade realmente in quelle situazioni.
Partiamo da un esempio: immagina durante una lezione di matematica, che l’insegnante esordisca dicendo: “Ok, adesso fate queste divisioni!” Senza averle mai spiegate prima e lamentandosi perché nessuno è in grado di farle.
O ancora: immagina che una persona che non ha mai suonato uno strumento, si ritrovi ad un concerto e le venga richiesto di improvvisarsi musicista pretendendone l’efficacia individuale e all’interno dell’orchestra.
Credo non sia mai accaduta una cosa del genere, non può accadere, perché si dà per scontato che sia possibile essere competenti in una qualsiasi materia solo dopo averla studiata e allenata.
Eppure per l’attenzione accade: chiediamo attenzione, dando per scontato che si conosca, senza averne mai parlato o fatto consapevolmente e concretamente esperienza e senza nessuna pratica e allenamento.
Lo stesso Daniel Goleman, autore del bestseller Intelligenza Emotiva, nel libro A SCUOLA DI FUTURO – per un’educazione realmente moderna, dichiara:
“L’attenzione costituisce l’abilità essenziale per l’apprendimento.
La capacità specifica di mantenere l’attenzione dove si desidera viene definita controllo cognitivo. Dal rafforzamento del controllo cognitivo di un bambino discende poi un vantaggio inaspettato: il cervello usa gli stessi circuiti che aiutano a concentrarsi su un obiettivo anche per la gestione delle emozioni distruttive. Quando aiutiamo un bambino a migliorare il controllo cognitivo, lo stiamo aiutando a rafforzare un ampio insieme di abilità vitali”
Ecco quindi cosa accade quando ci troviamo di fronte ad una classe “difficile”: come ogni essere umano, se i bambini presenti non hanno mai sperimentato la condizione dell’attenzione, non possono in alcun modo riconoscerla e sceglierla, perché non c’è nell’archivio delle loro esperienze.
È necessario che la sperimentino concretamente, che la vivano, per scoprire quale condizione di benessere possa creare al loro interno e poi ricercarla nelle esperienze successive.
Questo è ciò su cui si lavora nei corsi proposti da questo percorso: imparare un linguaggio, delle tecniche, delle pratiche, esercizi concreti, fino ad arrivare ad elaborare proprie proposte, per aiutare i bambini a scoprire la bellezza dell’attenzione focalizzata.
E la domanda guida alla quale si tenta di rispondere lungo tutto il percorso formativo è questa: in che modo aiutare i bambini a scoprire, attivare e allenare l’attenzione, così che possano sperimentarne la forza, la bellezza e il piacere, migliorando la capacità di apprendere, gestire il proprio mondo interno e essere guide si sé più solide?
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